A Torre del Greco la pesca del corallo veniva esercitata fin da tempi remoti e il guadagno dei corallari era così ingente che Ferdinando IV di Borbone chiamò la città “spugna d’oro” del suo regno. Già nel ‘500 i Torresi si spingevano a pescare nel mare della Corsica e della Sardegna e nel 1688 avevano oltre 400 barche adibite alla pesca; nel 1780 si avventurarono sulle coste dell’Africa, vincendo la concorrenza di Trapani, Genova, Livorno e Marsiglia. Torre del Greco rimane tuttavia il principale centro della lavorazione del corallo d’Italia. Vi sono vari laboratori in cui si esegue la cosiddetta lavorazione “liscia” del corallo, mentre quella dell’incisione a cammeo è esercitata a domicilio da esperti artigiani. La tecnica dell’incisione si trasmette di padre in figlio. Oltre al corallo si incidono le conchiglie ( Cammei ) , la lava vesuviana, la madreperla e l’avorio.